Scritti di Franco

Terra, Acqua, Aria, Fuoco.

Il ceramista vive in stretta alleanza con la natura poichè fonda il suo lavoro sui “quattro elementi”
Terra – Acqua – Aria – Fuoco
Ogni opera in ceramica appare come il frutto di questo dialogo tra uomo e natura. Con umiltà scaturisce una domanda intorno alla ” bellezza” come ricerca di senso e spazio di libertà che appartiene al percorso personale ma chiede anche un continuo incontro e confronto con le sensibilità di tutti diventando perciò comunicazione
l’argilla viene dalla terra e viene foggiata con le mani per realizzare e disegnare nuovi spazi, forme che esprimano la sensibilità e la fantasia dell’autore.
l’acqua permette all’argilla secca di diventare morbida e lavorabile.
l’aria secca il pezzo dopo la foggiatura preparandolo alla prima cottura.
Dalla terra vengono i minerali finemente macinati con i quali si realizzano gli smalti che, con infiniti effetti cromatici e decorativi, danno nella seconda cottura una coperta vetrificata agli oggetti.
il fuoco ha il ruolo definitivo di fissare il lavoro trasformando l’argilla in un nuovo materiale molto resistente: LA CERAMICA
Il tempo nella trasformazione della materia impone al ceramista la durata delle diverse fasi del suo lavoro: preparazione,modellazione,asciugatura, decorazione,cottura…diventando per lui il ritmo della vita.

Lettura di segni sulla terra

Estratto da un libretto scritto per la collana “luoghi paralleli” edita dalla Associazione Artigiani e Artisti di San Gimignano – 2002

La scintilla

La bottega del vasaio era semplice, quasi antica, con un tornio a piede vicino alla porta, unica fonte di luce: un uomo anziano stava lavorando l’argilla, ci accolse con un sorriso; il suo sguardo era fiero e nell’espressione del viso era chiara la soddisfazione per quello che stava facendo. La magia che si compiva tra le sue dita e l’espressione di serenità nel volto di quell’uomo hanno segnato il corso della mia vita: ero un ragazzino e dal semplice stupore, che in fondo colpisce tutti, è scoccata la scintilla di una passione che non mi ha più abbandonato: ho scoperto di voler imparare quei gesti ed entrare a far parte di quel mondo, perché sentivo che avrebbe potuto essere anche il mio. Ho iniziato questo percorso scoprendo progressivamente la “ineluttabilità” di questa scelta, fino a sentire che non avrei potuto fare altro nella vita, pur nella consapevolezza che solo alcune circostanze casuali mi hanno portato in questa direzione.
Oggi faccio questo lavoro e vivo nella campagna toscana, nella continua ricerca di uno spazio umano “compatibile” al di fuori del sistema di sfruttamento dell’uomo sull’uomo e in equilibrio con la bellezza della Natura che ci circonda. Una ricerca di qualità della vita che mi ha portato a San Gimignano, una piccola e splendida città medievale edificata dagli artigiani, dalle mani di uomini che hanno saputo realizzare un’armonia estetica col territorio circostante tra le più belle al mondo.

L’argilla e l’uomo

Leggere e studiare testi sulla ceramica mi aiuta a capire e ad appropriarmi di questo mestiere che ha origine antichissima, da quando nella preistoria una donna scoprì che foderando di terra presa sul fiume i suoi contenitori fatti con vegetali intrecciati, il contenuto in essi si manteneva più fresco e in seguito a un incidente, un incendio, verificò che per una incomprensibile magia quella terra era completamente cambiata di colore e consistenza diventando un nuovo materiale più resistente del giunco intrecciato.
Da allora sono passati migliaia di anni e la terra cotta ha rappresentato il manufatto principale di quasi tutte le civiltà che ritroviamo nei musei come testimonianza della capacità artistica dei popoli più antichi. Per questo, con ironia , dico spesso che un oggetto in ceramica ha il fascino di poter durare da qualche secondo a migliaia di anni, donando a chi lo ha realizzato un etereo ed affascinante senso di immortalità.
La funzione sociale degli oggetti in ceramica nel tempo ha completamente cambiato ruolo: nascevano una volta come manufatti indispensabili alla vita di tutti i giorni, ma lo sviluppo della società industriale, la presenza di materiali nuovi e cicli produttivi esasperati hanno portato fuori mercato l’oggetto eseguito manualmente. Nel vasaio è nata la necessità di evolversi, differenziarsi, facendo molta ricerca, avendo come obbiettivo la produzione di oggetti di migliore qualità e originalità.
E’ a questo punto che, secondo me, si è realizzata una fusione più alta fra artigianato e arte perché l’artigiano, non avendo più l’obbligo e il limite della funzione, ha iniziato a spaziare liberamente fino a giocare con la non – funzione, che senz’altro è una prerogativa dell’arte, cercando qualcosa di più essenziale e puro da consegnare alla sensibilità e al cuore di altri uomini, come succede per un dipinto, un brano musicale o una poesia.
Contraddicendo solo in parte a tutto questo, mi trovo in sintonia col pensiero orientale che riconosce, quando c’è, un contenuto artistico anche nel più semplice degli oggetti quotidiani come una tazza.

Un oggetto può essere definito da un’azione: consegnare qualcosa a qualcuno ” cum signo” : attraverso i tuoi lavori, ti offri con il tuo segno.
La ricerca del proprio segno è l’atto essenziale del ceramista; il segno che la terra rivela nella sua infinita potenzialità e che l’uomo cerca di cogliere con umiltà attraverso la propria ricerca.
Il ceramista usa un linguaggio quasi primitivo perché fondato su elementi primari: la terra, l’acqua, l’aria e il fuoco. Questo lo rende comprensibile a ogni persona perché fa parte di quella cultura istintiva, ancestrale che appartiene alla nostra esperienza da migliaia di anni. E’ per questo che sento questo lavoro perfettamente appropriato alla natura dell’uomo e al suo bisogno creativo.
Al di fuori di ogni etichetta vivo la creatività come un gioco che cerca strade nuove, nuove emozioni, alimentata dalla semplice curiosità per un risultato diverso. E’ questa curiosità che spinge a esplorare la materia per tutta la vita, partendo sempre dall’esperienza maturata fino al giorno prima.
Così ritengo che non vi sia una sostanziale differenza nell’impegno e nella passione messa nel fare un vaso al tornio o nel creare una scultura : la vera differenza è nel trovare il linguaggio appropriato dei segni così che raggiungano nella scultura quella armonia che nel vaso appare così naturale. Armonia e bellezza sono concetti del tutto relativi, ma io credo in un sentire comune dell’umanità, profondo, che ti appaga e ti emoziona nel contemplare una forma della Natura, una creazione di qualche lontana tribù, un’opera di Michelangelo, una musica o ancora le sculture etrusche così sottili e “moderne”.

Il mio gioco

“L’uomo è il vaso che crea “, così B. Leach, un ceramista inglese definiva il vasaio nella metà del secolo scorso : da molti anni faccio questo lavoro bellissimo e mi riconosco in questa frase semplice e profonda.
Il mio lavoro, o meglio, il mio gioco quotidiano è questo : foggiare l’argilla con le mani e la mente, disegnare una forma nello spazio, un contenitore per il vuoto dove racchiudere lo spazio. Il tornio ha un movimento rotatorio, come l’universo, e con gesti leggeri ma nel contempo pieni di energia si fa nascere un diaframma che dividerà lo spazio in due parti: interno ed esterno, anima e corpo, essenza e forma.
Fonte dell’energia che anima la creatività e la vita di un ceramista sono la variazione continua di questa linea e la curiosità per il risultato: il primo contenuto del vaso sarà se stesso con la propria immaginazione , storia e fantasia e quindi la linea che lo definisce è la concretizzazione nello spazio dei contorni della sua sensibilità. Costruire uno spazio per se stessi è una delle attività a cui l’uomo ha sempre posto la sua attenzione: anche una casa divide lo spazio in esterno e interno, creando un contenitore per il proprio io e il proprio nucleo sociale. E’ il luogo che vogliamo sentire nostro, dove l’anima possa trovare la sua seconda pelle.

La materia

L’argilla è un materiale inerte che si è polverizzato nel corso di milioni di anni da dure rocce feldspatiche e che permeato dall’acqua diventa plastico e malleabile così da esaudire, come il genio della lampada, ogni desiderio fantastico nell’incontro con la sensibilità e la capacità dell’uomo di darle una forma.
Il movimento rotatorio del tornio dà l’energia necessaria a questa veloce trasformazione che agli occhi dello spettatore appare magica come se l’attore non fosse presente e la terra subisse una metamorfosi naturale. I movimenti del vasaio sono così discreti e leggeri che quasi non vengono notati in confronto alla materia che senza posa evolve fino alla sua forma finale nella quale sarà abbandonata.
Nel lavorare al tornio mi piace cercare movimenti che abbiano armonia e leggerezza come una danza essenziale, priva di gesti inutili. Nel continuo percorso dell’apprendimento mi sono reso conto che questo è un punto importante: arrivare all’essenza del processo di causa ed effetto; più conosci il materiale e la tecnica per lavorarlo, più i tuoi gesti si semplificano. Il vasaio è attore e spettatore della magia che si compie fra le sue dita : lo

Umiltà

Io e la mia ombra.
Poggiare il corpo
sul proprio orgoglio
che acceca.
Vedere,
oltre questa lama sottile,
il vero incontro
col mondo.

Humility

My shadow and I.
To lay one’s body against
one’s blinding
pride.
To look for,
beyond this sharp edge,
A real encounter
with the world.

Abitare qui – Lettere dalla Toscana